Indimenticabile Diop, la solitudine disumanizzante del soldato

Il coinvolgimento del Senegal nella Grande Guerra, il suo legame coloniale con la Francia, un protagonista difficile da dimenticare, il soldato Alfa Ndiaye, sono al centro di “Fratelli d’anima” di David Diop, già vincitore del premio Strega europeo, adesso candidato al The International Booker Prize
Magnetica la copertina.
Magnetiche la figura del soldato in primo piano e il colore dello sfondo.
Magnetici ed evocativi. La giovane recluta nera rimanda giocoforza all’Africa e alla guerra. Il rosso al sangue, che delle guerre è la tinta sovrana.

In prima fila nelle trincee

Alfa Ndiaye è un francese del Senegal coloniale. È uno dei “cioccolatini”, orgoglio della Francia, ai quali spetta un posto in prima fila nelle trincee del fronte europeo – siamo durante il primo conflitto mondiale – per terrorizzare i nemici durante gli attacchi.
Alfa Ndiaye è il protagonista di Fratelli d’anima (122 pagine, 16 euro) di David Diop, Neri Pozza editore (disponibile anche in versione tascabile per Beat al prezzo di 11,50 euro), traduzione dal francese di Giovanni Bogliolo, romanzo già vincitore del premio Goncourt des Lycéens 2018, aggiudicatosi poi anche il Premio Strega Europeo 2019 e ora candidato a The International Booker Prize 2021.

Un incontro che segna

Ben vengano i premi letterari. Contribuiscono a puntare i riflettori su pagine che altrimenti rischierebbero di cadere precocemente nel dimenticatoio con grave perdita per il lettore.
I pubblici riconoscimenti sono da accogliere, infatti, come suggerimenti di lettura. Se me lo fossi lasciata sfuggire, in questo caso, avrei continuato ad ignorare i termini del coinvolgimento del Senegal nella Grande Guerra, sarei rimasta all’oscuro di queste specifiche, tragiche implicazioni del suo legame coloniale con la Francia, ma soprattutto non avrei fatto la conoscenza con Alfa Ndiaye della finzione letteraria, in un incontro che – vi assicuro – segna.

Lessico e psicologia

David Diop, insegnante e scrittore nato in Francia, formatosi negli anni dell’infanzia e della prima giovinezza in Senegal, conoscitore del wolof, la lingua più diffusa in Senegal, l’unica che i tiratori senegalesi parlassero, l’unica nella quale si esprime Alfa Ndiaye, ha fatto sul suo protagonista un gran bel lavoro. L’essenzialità del registro lessicale di Alfa coniugata alla complessità dell’approfondimento psicologico compiuto, a livello emozionale annichiliscono il lettore, che, nonostante la crudeltà delle azioni compiute al fronte, del soldato finiscono per percepire esclusivamente il lacerante dolore e la solitudine disumanizzante.
Un romanzo non facile, sicuramente, ma di grande e travolgente bellezza.
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