I “sette libri per l’estate” di… Franca Cavagnoli

Alcuni capolavori e qualche nuova uscita nelle scelte di Franca Cavagnoli, scrittrice, anglista e traduttrice. Sette libri suggeriti (qui tutta la serie dei consigli d’autore) – con autocitazione – da scoprire, riscoprire, approfondire. Provare per credere… 

“Austerlitz” di W.G. Sebald (Adelphi), traduzione di Ada Vigliani

Il capolavoro di Sebald, uscito qualche mese prima della sua tragica scomparsa, narra la storia di un professore di storia dell’architettura che vive a Londra ma non sa chi è. Nella lenta, struggente ricerca del suo passato, al cui svelamento ha sempre opposto un’accanita resistenza, Austerlitz ripercorre le tracce della sua infanzia e di un continente intero, che riporta chi legge a una delle pagine più dolorose della seconda guerra mondiale, ossia ai convogli di bambini che dall’Europa centrale partivano per l’Inghilterra, mentre i genitori venivano rinchiusi nei campi di concentramento e di sterminio. Un romanzo necessario, scritto in una lingua evocativa, sapiente, tra le più belle del secondo Novecento.

 

“Giro di vite” di Henry James (Einaudi), traduzione di Fausta Cialente

Uno dei più suggestivi racconti horror della letteratura universale. Con un di più che sorprende e ammalia via via che si procede nella lettura: la dimensione psicologica aggiunta da James al tradizionale racconto gotico. La dimensione malefica di cui è pervasa la narrazione ci appare sempre più lontana da un racconto di fantasmi tradizionale e quanto mai vicina a indagare i nostri tormenti interiori e le nostre paure più profonde e rimosse.

“Oceanides” di Riccardo Capoferro (Il Saggiatore)

Oceanides, finalista della XXXIII edizione del Premio Calvino e menzione speciale della giuria, inizia come un romanzo storico d’avventura, prosegue venato di fantastico e nell’ultima parte vira verso la fantascienza. Ma quando lo si chiude ci si accorge che quello che abbiamo tra le mani è un romanzo ecologico profondamente etico che, con l’aiuto del genere, indaga il nostro presente e offre non poche suggestioni sul nostro futuro: umani, non umani e il pianeta intero. E si apprende un severo monito per l’avvenire: la natura può guarire le ferite, ma non la si può dominare del tutto. La cura può esserci solo alle condizioni dell’ecosistema, e sono gli umani a poter creare con senso di responsabilità e saggezza un equilibrio con il mondo naturale.

 

“Malina” di Ingeborg Bachmann (Adelphi), traduzione di Maria Grazia Manucci

Per sopravvivere a una passione devastante, una donna si annulla in un essere immaginario, Malina, in cui si è sdoppiata. E inizia un ménage à trois unico, ambientato a Vienna, di volta in volta in ciò che rimane dell’Austria aristocratica o della Vienna del dopoguerra. Un romanzo scritto, fra una grande concretezza e improvvise impennate liriche, dalla più grande scrittrice e poetessa austriaca del Novecento.

“La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera” di Alberto Ravasio (Quodlibet)

Un romanzo tragicomico, finalista della XXXIV edizione del Premio Calvino e vincitore della Classifica di Qualità dell’Indiscreto nella sezione Narrativa italiana. Narra la trasformazione in donna del protagonista, portando con sé tutto il dolore di un giovane che non riesce a sentire in profondità i propri bisogni e desideri, e in cui il protagonista scopre “quanto sia delicata, friabile e disperatamente cava quella roccia chiamata virilità”, una scoperta che passo dopo passo culmina nella tragedia. L’autore, grazie a una scrittura acrobatica che sarebbe piaciuta a Burroughs, oscena ma mai volgare, secondo una definizione cara ad Aldo Busi, tesse un romanzo dissacrante, dove si ride molto ma si ride amaro e alla fine non si ride più. Ci si commuove solo di fronte alla disfatta di un uomo in cerca dell’amore, che viene disarmato dal più proibito dei gesti – un bacio – e dal più necessario dei sentimenti – la tenerezza.

 

“I quaderni di Malte Laurids Brigge” di Rainer Maria Rilke (Adelphi), traduzione di Giorgio Zampa

Un giovane danese arriva a Parigi in un giorno d’estate dei primi del Novecento e si stabilisce nel Quartiere Latino. Vuole diventare poeta, e i quaderni che riempie durante il suo soggiorno parigino sono un florilegio di immagini, prima inquietanti, poi minacciose, che tracciano un viaggio nella psiche di questo singolare, visionario e solitario flâneur.

“Will del mulino” di Robert Louis Stevenson (Adelphi), traduzione di Franca Cavagnoli

Uno dei racconti imperdibili di Stevenson, rimasto quasi segreto e uscito nella nuova collana di Adelphi, Microgrammi, varata nel 2020 durante il primo lockdown. Qui l’autore impegna chi legge in un viaggio dentro la mente e la vita semplice di un personaggio destinato a rimanere indimenticato, che vive in una scoscesa valle scozzese, nel mulino di famiglia trasformato in locanda. E narra una storia d’amore incompiuta, ma non per questo vissuta con minore intensità. Un racconto che nelle ultime pagine riserva una sorpresa stupefacente: la visita di un misterioso cavaliere che Will attende da molti anni – forse, da tutta la vita.

 

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