“Il genio della bastiglia” di Jean Diwo conclude la meravigliosa trilogia de “Le dame del Fauborg”, in cui il quartiere parigino degli ebanisti ha un ruolo centrale, mentre scorrono la Storia e tante esistenze, fra amori, slanci e tempeste. Victor Hugo e George Sand sono i numi tutelari di questa storia caleidoscopica…
Parbleu! Finita la lettura del terzo volume della trilogia Le dame del Fauborg di Jean Diwo, un’esclamazione è il minimo. Questo autore francese, a lungo giornalista e solo negli ultimi anni di vita scrittore a tutto tondo e romanziere fluviale, merita di avere un posto di rilievo nella storia letteraria europea. L’impresa di Diwo non è la sola, c’è quella della casa editrice 21lettere, giovane, dinamica, audace, capace di imbarcarsi in un progetto letterario che fa leva essenzialmente sulla qualità, sull’idea di raccogliere frutti anche alla distanza, e c’è l’impresa della traduttrice, Luisa Rigamonti, che ha portato a termine un lavoro lungo e impegnativo, iniziato con il primo e con il secondo volume della serie, ovvero Le dame del Fauborg (qui l’articolo) e Il letto di acjou (qui l’articolo).
Fino al Novecento, con lo sguardo all’Ottocento
Il terzo e ultimo tassello del progetto di Jean Diwo inizia dove finiva il secondo: Bertrand, uno dei protagonisti, era rimasto vittima di un assalto, malmesso e ferito; adesso si scopre che è sopravvissuto e si interessa all’azienda di famiglia. Il terzo libro è il degno compimento di un’opera, autonoma come tutte le altre, cioè che si può leggere senza tener conto delle prime due puntate, ma che è all’altezza del generale affresco della trilogia e che certamente si apprezza di più, decidendo di imbarcarsi nella lettura dall’origine di questo splendido caleidoscopio. Un sobborgo parigino caratterizzato dalle tante fabbriche di mobili, abitato principalmente da artisti del legno, ebanisti, diventa un punto d’osservazione privilegiato da cui scrutare la Francia e la Storia. Con l’ultimo volume, Il genio della bastiglia (755 pagine, 23 euro) la narrazione si estende di secoli, dalla Terza Repubblica alla Grande Guerra, arrivando a una prima fetta di Novecento. I numi tutelari restano però ottocenteschi, Victor Hugo e George Sand, che fanno anche capolino fra le pagine, sono modelli più che dichiarati. E resta viva e pregnante l’anima femminile della storia, con le donne, delle dinastie che si sono susseguite fra le pagine, cariche di responsabilità, argute e affascinanti, capaci di amministrare e decidere più degli uomini.
Comparse senza volto e personaggi storici
Il lavoro degli artigiani e la riflessione sulla modernità, discussioni su arte e politica, l’Ancien Régime spazzato via dalla Rivoluzione. Barricate, rivolte, il mondo che cambia, all’insegna delle macchine, ma senza smarrire il senso profondo dell’epopea del legno e della sua bellezza, sul cui altare i protagonisti sono capaci di sacrificare tutto. Jean Diwo affronta questi e altri temi con profondità e leggerezza, trascinando via i lettori, anche grazie al fascino di tante comparse senza volto e dei camei d’eccezione di tanti noti personaggi storici. Nel sobborgo delle botteghe di mobili gli eredi dei Cottion, dei Riesener, dei Valfroy e dei Caumont danno vita a passioni e crolli, lutti e gioie. Storia nella storia è l’espansione non solo territoriale del borgo parigino e della capitale, infiammata da un fermento che investe ogni aspetto della cultura, ma anche il susseguirsi tangibile di Art Nouveau, Belle Époque e Art Déco. È davvero difficile congedarsi dal monumentale lascito di Jean Diwo, che lascia l’odore del legno nelle narici come se fossimo davvero lì, in mezzo alle vicende e ai personaggi narrati, tra gli amori, le risate e le lacrime, gli slanci e le tempeste non di una sola vita ma di tante. Fatevi un regalo vero, scoprite la meravigliosa architettura narrativa imbastita da Jean Diwo. Mi ringrazierete…
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