Fabio Stassi: “Quella telefonata che ha cambiato tutto…”


Una chiamata di Antonio Sellerio e l’approdo alla casa editrice palermitana è stata la svolta della carriera di Fabio Stassi, figlio di siciliani cresciuto a Roma, che racconta tutto in questa videointervista: “Sognavo di diventare uno scrittore Sellerio, non avevo neanche vent’anni e mi innamorai totalmente dei libri blu, con Sciascia, Bufalino e Tabucchi. Essendo un siciliano della diaspora era un modo per tornare a casa…”

Era da poco stato pubblicato da Sellerio il suo Notturno francese (“Un piccolo libro felice che è un po’ un omaggio a Tabucchi”) e abbiamo avuto la fortuna di intervistare Fabio Stassi. «Ma questo libro che ha come protagonista Vince Corso – sottolinea – più che legarsi agli altri della stessa serie, sembra quasi il finale del mio Mastro Geppetto. Parla della ricerca di un approdo, di un luogo da cui ricominciare, ne abbiamo tutti bisogno»

Con Fabio Stassi, una delle voci più autentiche e belle della letteratura italiana contemporanea, la chiacchierata inizia dalla tripla anima da bibliotecario, editor per Minimum Fax e autore in proprio («Sono anime legate, ma la mio priorità è la scrittura, il mio modo di pensare»), sulla svolta dell’approdo a Sellerio, con L’ultimo ballo di Charlot“, sul suo rapporto con i premi. «Mi hanno trovato sotto un libro – racconta – ho sempre avuto questa passione della lettura, avevo anche alcuni problemi con il linguaggio, fino a tre anni non parlavo, i miei erano abbastanza preoccupati. Poi avevo questa strana malattia, la litteratosi, come la chiamava Onetti, mi piaceva leggere, era il mio modo di isolarmi. Sarò che sono cresciuto, a Roma, in una famiglia numerosa e siciliana. Il mio luogo, la mia isola, la mia Sicilia erano i libri».

Era in treno, nel tratto che da pendolare percorre ogni giorno fra casa e il luogo di lavoro, e una telefonata in galleria gli ha cambiato la vita. «Fu una meravigliosa emozione – ricorda Fabio Stassi – ricevetti questa chiamata da Antonio Sellerio che aspettavo da sempre. Io non volevo soltanto diventare uno scrittore, volevo diventare uno scrittore Sellerio. Non avevo neanche vent’anni e scoprii i libri blu, Sciascia, Bufalino e poi Tabucchi, fu un innamoramento totale. Essendo un siciliano della diaspora, era magari un modo di tornare a casa, lasciare le mie parole qui».

Premi ne sono arrivati tanti, ma forse manca l’alloro di grido a uno dei migliori scrittori italiani degli ultimi anni. «Si scrive a prescindere dai riconoscimenti, poi è chiaro che possono aiutare, è evidente che possono aiutare un libro. Ne ho vinti, ne ho sfiorati, hanno a che fare con il destino. La letteratura non è una gara. Cerco di scrivere, come diceva Sciascia, piccoli libri necessari, non per inseguire qualcosa».

Qui la videointervista integrale, buona visione

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