Flavio Nuccitelli, diventare adulti quando fuori è buio

Quando fuori è buio” di Flavio Nuccitelli è la storia di Filippo, Giulia, Chiara e Michele: quattro anime perse nel labirinto delle rispettive vite, attraverso corridoi tutti uguali fatti di sogni infranti, aspettative disattese e lenti disinnamoramenti. Un romanzo sull’importanza dell’empatia e del confronto, e sul potere salvifico di riuscire a guardare oltre i pregiudizi

Dopo l’esordio da autore con Frenesia, il giovane editor e sceneggiatore Flavio Nuccitelli torna al romanzo con un secondo titolo: Quando fuori è buio (274 pagine, 17,50 euro), edito da Fandango Libri, intreccia le vite di quattro trentenni alle prese con i grandi dubbi della vita, in un’età in cui si teme di essere già troppo vecchi per continuare a sognare.

Una coppia, due amici e l’incontro inaspettato

È Roma a fare da sfondo alle esistenze dei nostri protagonisti: Filippo, Giulia, Michele e Chiara, quattro giovani adulti che si affacciano alla soglia dei trent’anni con il peso di una profonda insoddisfazione.

Giulia lavora come assistente in uno studio legale e alla sua età ha raggiunto tutti quegli obiettivi che un tempo credeva essenziali: un lavoro stabile, una relazione duratura, una vita ordinata. Eppure, in lei si fa strada un senso di vuoto, alimentato dal confronto quotidiano con le vite apparentemente perfette delle sue vecchie conoscenze online.

Giulia convive da anni con Filippo; entrambi si sono trasferiti a Roma dal Nord Italia per realizzare i propri sogni e costruire un piccolo nido d’amore. Alla fine i due ce l’hanno fatta, e sulla carta Giulia ha tutto: ma allora perché non è felice?

La stessa domanda, segretamente, se la pone Filippo, che trascorre le giornate immerso nella routine di un impiego in una grande azienda. Ha un lavoro prestigioso e ben pagato, ma ogni giorno medita di dare fuoco all’ufficio nell’ora di punta. Come se non bastasse, la sua relazione con Giulia è ormai segnata da una distanza emotiva fatta di silenzi e incomunicabilità. La notte, in cerca di qualcosa che nemmeno lui sa definire, Filippo scarica Grindr e scambia messaggi con ragazzi misteriosi, pur senza mai accettare di vederli di persona.

Un piano più sopra, nello stesso stabile, abita Michele, romano, disoccupato e sospeso in una sorta di apatia. Ha l’abitudine bizzarra di partecipare a funerali di sconosciuti: un gesto che gli dà, paradossalmente, un senso di appartenenza, di comunità. Sulla scia di una depressione galoppante, il giovane ha perfino abbandonato la pittura, l’unico talento che un tempo lo teneva impegnato.

Infine c’è Chiara, amica di lunga data di Michele, che sta invece affrontando un’altra battaglia: è dottoranda e lavora all’università, dove si scontra con un ambiente che la sfrutta senza mai offrirle riconoscimenti. Quando il professore con cui collabora le nega l’assegno di ricerca che le era stato promesso, Chiara è costretta a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto.

Una sera, in modo del tutto casuale, le traiettorie dei quattro giovani si incrociano. Come immaginerete, quell’incontro cambierà per sempre il corso delle loro vite.

La vita perfetta degli (altri) adulti

Se dovessi riassumere il romanzo di Flavio Nuccitelli – in brevissimo – utilizzerei un famoso detto: l’erba del vicino è sempre più verde. Tutti i protagonisti di questa storia, infatti, si struggono alimentando la propria sofferenza con quella che credono essere la vita degli altri.

Chiara conosce Giulia e la invidia per la sua casa, la sua relazione, il suo lavoro ordinario ma rassicurante. Giulia, che vede l’altra così sorridente, sicura di sé e forte delle sue aspirazioni, invidia Chiara per i sogni che ha ancora il coraggio di seguire. Giulia, però, non sa ancora che Chiara ha mentito sull’assegno di ricerca, che non ha mai vinto; e Chiara non sa ancora che la relazione di Giulia si sta disgregando sotto i suoi occhi e fra le sue mani.

Anche i ragazzi, seppur timidamente, non sono da meno. Filippo tace sulla propria insoddisfazione vantandosi di una presunta abilità coi videogiochi, nascondendo a tutti che ha ricevuto un’importante promozione al lavoro che odia. Michele, invece, si sforza di sembrare più simpatico di quello che è ammazzandosi di canne. Quando ne offre un po’ a Filippo, i due suggellano un rapporto fatto di intese silenziose.

Una sceneggiatura, tanti film mentali

Con una scrittura visiva ed efficace l’autore ci catapulta nelle menti dei protagonisti, mostrandoci le loro debolezze e i loro drammi. La penna dello sceneggiatore, infatti, è perfettamente riconoscibile all’interno dell’opera: come in un film, Flavio Nuccitelli costruisce scene che attraversano la pagina e si proiettano al di fuori di essa. In Quando fuori è buio il lettore vede la storia, e in un certo senso la vive.

Ciò accade con una potenza ancora maggiore quando il lettore – come la sottoscritta – ha la stessa età e le medesime paure dei protagonisti. Trentenni alla deriva: cosa chiedere di più da una storia?

Ed è così che l’incontro fra i quattro rappresenta l’evento scatenante della storia, ciò che darà una svolta al romanzo. Senza rendersene conto i protagonisti riusciranno a scorgere negli altri qualcosa che gli manca di loro stessi, colmando a vicenda i rispettivi vuoti.

Con ironica semplicità Flavio Nuccitelli ci racconta quanto può essere liberatorio lasciare a uno sconosciuto il compito di leggerci dentro, senza pregiudizi né aspettative. Così Chiara come in un gioco trova il coraggio di confidarsi con Giulia, e l’altra fa lo stesso.

«Ah, quindi questo è l’aperitivo dei segreti inconfessabili!» aveva detto Chiara, riemersa dal suo tunnel spazio-temporale. «Ok, mi piace. Giuramento solenne.» Si era portata una mano sul cuore e aveva alzato l’altra.

Riappropriazione dei sogni

Anche Filippo e Michele affrontano intimamente grandi cambiamenti. Filippo sente su di sé il peso di un peccato che non ha mai commesso, e l’incontro con il coinquilino giovane e taciturno di Michele sembra aprirgli gli occhi per qualche istante. Di notte, quando fuori è buio, una fioca luce si accende su di lui, riflessa nei suoi occhi da un piccolo schermo.

«A domani», aveva risposto lui, e si era messo a letto con una sotterranea contentezza. Non è che gli piacesse, ma si sentiva come quando finalmente trovi un amico con cui puoi dirti veramente tutto e puoi essere veramente te stesso senza sentirti in imbarazzo o doverti frenare, dal quale puoi farti vedere ridicolo ma anche nudo ma anche a pezzi.

Michele, invece, dovrà fare i conti con un talento messo a tacere con la forza per poi scoprire che non tutti i quadri sono da bruciare.

Era assurdo rivedere un suo quadro a distanza di qualche anno, in effetti era la prima volta che tornava a guardare qualcosa di suo dopo un tempo così lungo. Provava l’irrefrenabile istinto di bucare la tela con un calcio, dritto al centro; nella sua mente poteva vedere chiaramente il buco che avrebbe lasciato il piede ritirandosi, eppure doveva ammettere che era un lavoro fatto bene. Forse, doveva ammettere, era arrivato il momento di darsi una possibilità.

Flavio Nuccitelli ci stupisce ancora con un romanzo di rinascita e riappropriazione dei sogni. Una storia semplice e al contempo mai banale, viva nella sua autenticità e vibrante nella sua ricerca di speranza.

Un libro che spaventa, tanto è aderente alla realtà, e tuttavia non manca di ispirare anime (ancora) giovani come la mia.

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