Douglas Bauer, in precario equilibrio tra libero arbitrio e destino

Con sapienza narrativa, ne “Il mondo che chiama”, Douglas Bauer racconta una dura infanzia, quella di Earl, la sua crescita e il suo possibile riscatto grazie all’amore e al baseball. Lui e gli altri personaggi impareranno la serenità di accogliere quella “variabile incognita” che sfugge al nostro controllo… 

Siamo artefici o spettatori della nostra vita? Una domanda presa spesso in analisi dalla letteratura e a volte forse anche abusata, ma non per questo di semplice risoluzione. Come spesso accade, l’originalità più che nell’intento sta nella sua attuazione e, come è giusto che sia, la risposta sta nella visione personale più che in un giudizio universale. Del resto nessun grande scrittore si sognerebbe mai di fornire soluzioni e Douglas Bauer è proprio uno di quelli che preferisce le domande alle risposte.

Esiti e origini delle nostre azioni

Ne Il mondo che chiama (352 pagine, 19 euro) uscito nel 2022 e portato oggi in Italia da Nutrimenti, con la traduzione di Nicola Manuppelli, Douglas Bauer – anche saggista e docente, americano – non si limita ad indagare gli esiti delle nostre azioni, ma tenta di coglierne l’origine per capire se a governarle siamo realmente noi o se il destino segue un disegno già prestabilito vanificando i nostri sforzi.

Aveva provato la stessa impotenza, ignoranza e disperazione di un bambino, il che gli aveva fatto capire che è la vita a decidere per te. Aveva provato a fare diversamente – a essere lui a scegliere – ma il suo errore era stato dimenticare che sei sempre e solo un osservatore della tua esistenza. Inutile il tentativo di afferrarla: vivi alla sua mercé.

Il mondo chiama ma la vita risponde in modi imprevedibili

Earl è un ragazzo che decide di lasciarsi alle spalle un’infanzia difficile segnata dal duro lavoro giovanile nelle miniere e da un padre violento. Il riscatto arriva attraverso due grandi occasioni: trovare l’amore della sua vita, Emily, e trasformare la sua più grande passione, il baseball, in un vero lavoro. Il problema sorge nel momento in cui queste opportunità arrivano contemporaneamente: Earl sarà costretto a fare una scelta che condizionerà tutto l’andamento della sua vita. Assisteremo a queste conseguenze in un viaggio nell’America rurale del Midwest in un arco temporale che va dal 1909 al 1948, partecipando alla vita di Earl che inevitabilmente oscillerà tra gioie e dolori, soddisfazioni e rimpianti, in un effetto domino incontrollabile.

Ma tutti i protagonisti sono in qualche modo chiamati ed attirati verso un mondo nuovo e tutti seguono la chiamata, salgono sul treno della vita per esplorare quei mondi. E il treno, presenza ricorrente e significativa all’interno del romanzo, è la grande metafora per eccellenza della vita che scorre inarrestabile verso il destino: a volte ci sentiamo passeggeri compartecipi della sua andatura, in grado di scegliere a quale fermata scendere. Altre ci sembra, come Earl, di non essere altro che spettatori inermi che osservano dal finestrino la propria vita scorrere verso la sua traiettoria prestabilita, incurante dei nostri intenti.

Aveva avuto l’impressione di spiare la vita da un treno in corsa, la vita con tutto il suo disperato richiamo. Ma se ogni cosa dipendeva da ciò che non potevi controllare non era forse vero che, alla fine, guardavi sempre la tua vita come dall’esterno? Tentando invano di toccarla? Vivendola in balia del caso?

L’illogica coerenza della realtà

Con un’incredibile sapienza narrativa Douglas Bauer mette la sua voce al servizio di sentimenti che accomunano tutti – il peso del rimpianto, l’accettazione dei cambiamenti come nuova prospettiva, il passato che ostacola il futuro e il reale impatto delle nostre scelte rispetto all’ineluttabilità del destino – confezionando un racconto corale nell’intento ma intimo nella sua attuazione, grazie anche ad una prosa malinconica ed essenziale, delicata e accogliente ma anche molto concreta che non scade mai in vittimismi e banalità.

I personaggi, infatti, affrontano in modo incredibilmente dignitoso il percorso di accettazione del loro mondo che cambia più e più volte. Abbandonata quella sensazione di rassegnazione e rimpianto del passato, realizzano man mano qualcosa di più profondo che comprende la serenità di accettare e accogliere quella “variabile incognita” che sfugge al nostro controllo ponendoci in un precario equilibrio tra libero arbitrio e destino in una realtà apparentemente illogica ma che segue una sua intrinseca coerenza.

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