I “sette libri per l’estate” di… Giuseppe Avigliano

Ecco le scelte di Giuseppe Avigliano, che lavora presso la Libreria Mondadori di Salerno ed è anche direttore editoriale di Caffèorchidea (www.caffeorchidea.it)

“Il paradiso è altrove” di Mario Vargas Llosa (Einaudi)

La storia (nota) di Gaugin e quella (meno nota) di sua nonna Flora Tristan. Capolavoro assoluto dello scrittore Premio Nobel, eppure meno letto e conosciuto di “Conversazione nella Catedral” o del più popolare “Avventure della ragazza cattiva”. Le storie si intrecciano, seguendo le vite dei due personaggi tra Perù, Europa e Polinesia. Ne risulta un viaggio inedito tra intimità e avvenimenti storici. La scrittura impeccabile – mai come in questo libro – accompagna il lettore pagina per pagina, senza concedere pause, arrivando a parlare direttamente con i protagonisti e facendosi personaggio, essa stessa.

paradisoaltrove

“La bellezza che resta” di Fabrizio Coscia (Melville)

Coscia, ne sono certo, è uno dei critici letterari più importanti del nostro tempo. Lo aveva dimostrato già in “Soli eravamo”, raccontando di Tolstoj e dei Radioehead, da un capitolo all’altro, con la stessa passione e competenza. Lo conferma in questo libro, poetico e toccante, dove la morte del padre si intreccia all’ultima opera dei grandi maestri: cosa hanno in comune lo “Chadzi-Murat” di Tolstoj, “Le bagnanti” di Renoir, “L’uomo Mosè” di Freud e i “Lieder” di Strauss? La bellezza che resta, l’ultimo guizzo dei grandi maestri. Un filo conduttore geniale e assoluto, che solo un vero intellettuale poteva raccontare.

bellezza

“Mandami tanta vita” di Paolo di Paolo (Feltrinelli)

Gli ultimi giorni di Piero Gobetti, lontano dalla famiglia e da una nazione – l’Italia – sotto il giogo della violenza fascista. A soli venticinque anni, Piero, ha già pubblicato con la sua casa editrice centinaia di libri, scritto saggi e intessuto relazioni con i maggiori intellettuali d’Europa. Lontano dalla sua famiglia, l’amore per Ada e i sogni per un figlio appena nato lo portano a rifugiarsi a Parigi. Da qui la vita non può che correre fra le lettere, facendosi beffe della censura e giocando a scacchi – vincendo – con la Storia.

tantavita

“Tre piani” di Eshkol Nevo (Neri Pozza)

Si può contenere tutto Freud in un condominio? Eshkol Nevo lo ha fatto splendidamente, in questo romanzo dalla struttura semplice e lineare quanto dalla profonda analisi psicologica dei personaggi. Succede tutto in tre piani, metafora delle tre diverse istanze freudiane: Es, Io e Super-Io. Non vedrete l’ora di salire all’ultimo piano e le pagine sembreranno gradini di un’unica scala.

trepiani

“La famiglia Karnowski” di Israel Joshua Singer (Adelphi)

Fratello maggiore di Isaac, Premio Nobel per la Letteratura nel 1978, Israel non è affatto da meno. In questo romanzo segue le vicende dei Karnowski per tre generazioni, dalla Polonia alla loro emigrazione in Germania, fino alla fuga in America, durante gli anni del nazismo. Romanzo meraviglioso fin dalla prima pagina, quando a David cade di mano il libro della Torah in Sinagoga e viene scoperta la sua versione “profana”, con il commento di Moses Mendelssohn.

karnowski

“Voci del verbo andare” di Jenny Erpenbeck (Sellerio)

Sono stato due volte a Berlino negli ultimi anni e in entrambi i casi mi sono fermato, incuriosito, ad OranienPlatz, dove un intero parco del quartiere si è trasformato in un rifugio per centinaia di persone in tenda. Da questo stesso luogo comincia la storia di questo romanzo. Un professore di lettere in pensione entra in OranienPlatz, va a conoscere quelle persone, gli chiede di raccontare le loro storie. Quel professore è solo l’alter ego di Jenny Erpenbeck, scrittrice tedesca che per mesi ha vissuto insieme a profughi e rifugiati, ascoltando le loro storie e restituendone un romanzo che, da solo, racconta il nostro mondo senza l’ausilio di statistiche e dati, andando al centro della questione, vivendola.

voci

“Satantango” di László Krasznahorkai  (Bompiani)

Pubblicato nel 1985 in Ungheria, arrivato in Italia solo nel 2016 a seguito del successo, altrettanto tardivo, ottenuto negli Stati Uniti, Satantango è un romanzo epocale, che si muove sulla faglia che separa la fine della storia e l’inizio di una nuova era. Una piccola comunità di contadini ungheresi, protagonisti del romanzo, riemerge dall’indifferenza in cui era stata rilegata per anni dal panorama editoriale e si impone in tutta la sua epicità. Da leggere, subito, per recuperare il tempo perduto.

satantango

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *