Sette libri che mi hanno cambiato la vita (in ordine di lettura)

Volumi che sono unanimemente classici riconosciuti e che hanno, in momenti difficili o comunque cruciali, definito e cambiato l’esistenza di un lettore speciale, Giovanni Francesio, direttore editoriale di Neri Pozza (nella foto tratta dal sito della casa editrice). Altri sette consigli di lettura che arricchiscono la nostra rubrica più amata e letta (qui tutte le puntate)

“La storia infinita” di Michael Ende (Longanesi)

“Tutto ciò che accade, tu lo scrivi”, disse. “Tutto ciò che io scrivo, accade”, fu la risposta.

Mi emoziono ancora oggi al solo ripensarci. Quello che scegliamo di essere può derivare da tante strade diverse, ma incrociare praticamente bambino una magia come fu per me l’incontro con Bastiano ed Atreiu, credo abbia avuto un ruolo importante nel definire i miei gusti e le mie passioni.

Ende

“Zibaldone” di Giacomo Leopardi

L’infinito è un parto della nostra immaginazione, della nostra piccolezza ad un tempo e della nostra superbia.

A volte, rileggendo questa opera unica e irripetibile, questo stupefacente disvelamento di un’anima, di uno spirito, di un intelletto e di un corpo, mi viene da parafrasare George Best, e pensare che se Giacomo Leopardi fosse nato a Parigi, e non nella profonda provincia dello Stato della Chiesa, non avremmo mai sentito parlare di Proust.

 

“Pao Pao” di Pier Vittorio Tondelli (Feltrinelli)

La storia delle domande di avvicinamento segnerà – come vedrete – tutti i miei dodici mesi di servizio militare.

La letteratura mi aveva affascinato, divertito, arricchito, ma quando scoprii Tondelli mi accorsi che la letteratura poteva anche parlare non solo “a me”, ma “di me”: mi ero già ritrovato nelle vite di provincia rassegnate e disperate di Altri libertini, ma il racconto della naja che Tondelli affida a Pao Pao, (“Picchetto Armato Ordinario”, preciso per i giovani di oggi…) lo sento ancora oggi interamente mio.

“American tabloid” di James Ellroy (Einaudi)

JOHN EDGAR HOOVER: Quando parlo con lei giungo sempre a un punto morto.

KEMPER BOYD: In che senso?

JEH: Nel senso che non riesco mai a capire se sta mentendo o meno, e in qualche modo non m’importa.

KB: Grazie, signore.

JEH: Di niente, era un complimento alquanto agghiacciante, ma sincero.

Credo che American Tabloid sia, in assoluto, il libro che, negli ultimi trent’anni, ho riletto più volte, dopo esserne stato folgorato la prima volta. E’ diventato, nel tempo, qualcosa di diverso da un libro. Un amico, piuttosto, di quelli che quando hai bisogno, ci sono.

 

“Il fasciocomunista” di Antonio Pennacchi (Mondadori)

L’erba cattiva non muore mai.

Un libro unico, nel contesto della letteratura italiana contemporanea, primo capitolo di una saga, quella dei Peruzzi, che è a mio avviso il più riuscito tentativo di trasformare in epica il Novecento italiano. Ho poi avuto il privilegio di conoscere e lavorare con Antonio Pennacchi, di cui sento la mancanza fisica praticamente ogni giorno.

Cormac McCarthy, La strada

Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso. Capisci? E tu non ti puoi arrendere. Io non te lo permetterò

Ho letto La strada in un momento complicato della mia vita, e non credo di aver mai trovato un’opera che mi abbia aiutato così tanto, proiettando nella dimensione del sogno e della poesia la necessità di far fronte e resistere al destino avverso, di non illudersi e nello stesso tempo di non arrendersi.

“Le venti giornate di Torino” di Giorgio De Maria

Il profeta si stava avvicinando. Il duello, fra poco, sarebbe incominciato…

Per la qualità letteraria di questo che è probabilmente l’unico vero romanzo “maledetto” italiano, per la vicenda personale dell’autore e per quella editoriale del libro, riemerso dopo quarant’anni, a dimostrazione che i grandi libri, prima o poi, trovano sempre i loro lettori, è un’opera che mi è carissima.

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