I “sette libri per l’estate” di… Mattia Corrente

Libri che hanno fatto la storia della letteratura e recenti uscite di autori italiani che hanno lasciato il segno. I suggerimenti di lettura di Mattia Corrente, autore de “La fuga di Anna” (ne abbiamo scritto qui), hanno come minimo comune denominatore la qualità della scrittura e delle idee che ci sono dietro ognuno di questi libri. Un altro contributo di una serie amata dai lettori di LuciaLibri

“Il barone rampante” di Italo Calvino (Mondadori)

Calvino mi piace definirlo uno scienziato della letteratura, uno sperimentalista della prosa e dei generi letterari che, se mescolati da lui come in una ampolla, sai che meraviglia. 

Scritto negli anni 1956/ 67, questo romanzo fa parte del ciclo degli antenati, una trilogia di storie a sfondo fantastico che si svolgono in luoghi immaginari ed epoche diverse. Il giovane Barone Cosimo Piovasco di Rondò, dopo una litigata con il padre, prende una drastica e inamovibile decisione: «io, da oggi, salgo sun un albero e non scenderò mai più. I mie piedi non toccheranno mai terra». Che tu dici: «promessa difficile Cosimo, assai difficile da mantenere. Sicuro che scenderai, prima o poi». E invece Cosimo impone a se stesso e agli altri la sua folle scelta, e vive tutta la sua vita di ramo in ramo, di chioma in chioma ma senza mai perdersi la bellezza del mondo di sotto: l’amore, le invenzioni degli uomini, l’ebbrezza delle rivoluzioni sociali e politiche, incontri con condottieri e miti della storia (Napoleone!). Una storia d’avventura e di coraggiosa solitudine; una ribellione che, se letta in chiave moderna, tanto ci dice sull’oggi: in una società che tende all’omologazione annullando la ricchezza dell’individualità, in un mondo in cui siamo ridotti a una somma di comportamenti prestabiliti non rischiamo forse di perdere l’unicità che ci appartiene di diritto? Allora bisogna salire sugli alberi e provare a non scendere più proprio come Cosimo. Per conservare ciò che siamo, separarci dal tutto che ci ingloba. Un pizzico di sana eccentricità non può che farci bene. 

“Mastro Geppetto” di Fabio Stassi (Sellerio)

Fabio Stassi reinterpreta in chiave contemporanea la favola di Collodi e dà voce a un Geppetto che commuove per la sua genuinità e strappa sorrisi per le sue stramberie. Un uomo, Geppetto, vessato, deriso ed emarginato dagli altri; un vecchio visionario che se la vita ormai al tramonto non gli ha regalato il dono più bello di tutti allora lui ci pensa da sé: da un ciocco di legno un figlio. Una storia dove il desiderio di paternità si realizza con la magia, frutto dell’ostinazione che muove gli ultimi e niente rimane impossibile. E la realtà, cinica e crudele, pare creparsi tra le pagine. E da quelle crepe entra la luce, una abbacinante luce di feroce speranza: il viaggio di Geppetto alla ricerca del figlio perduto come una odissea moderna, dove gli ostacoli per riportare a casa Pinocchio siamo noi, gli altri che di Geppetto ridono.

“Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal (Einaudi)

Hanta lavora da molti anni a una pressa meccanica che usa per trasformare i libri destinati al macero in parallelepipedi, dei sarcofagi dentro cui conserva i resti di opere per lui importanti: frammenti di Kant, Goethe, Erasmo. Nel paradossale lavoro di distruggere e preservare la bellezza della parola scritta (di fatti li compie entrambi), quest’uomo a tratti logorroico a tratti delirante perché stordito dall’alcol, si istruisce contro la sua volontà. 

Un frugare, quello di Hanta, tra le viscere dei libri, tra le pagine destinate al macero smembrate parola per parola. Un violento massacro che rende Hans irrimediabilmente infelice. 

Un romanzo in cui i libri sono vivi e a un uomo tocca il pesante compito di macellarli. Un’opera, questa di Hrabal, che racconta la solitudine che si crea intorno a noi quando leggiamo. E il pericolo di finire talmente dentro ai mondi letterari da rischiare di rimanerci per sempre dentro trasformando il mondo là fuori in un incubo. 

“Un amore” di Dino Buzzati (Mondadori) 

Buzzati è noto al grande pubblico per “Il deserto dei Tartari”, ma vi confesso che io l’ho amato di più per questa meraviglia letteraria. 

Antonio Dorigo, un disastro con le donne quando si tratta d’amore, s’invaghisce di Laide, una minorenne ballerina alla Scala che prende l’abitudine d’incontrare in una casa di appuntamenti della metropoli milanese. Di Laide Antonio si innamora come mai gli è successo prima. Un sentimento asfissiante, logorante, nutrito dall’attrazione verso il proibito, l’antimorale per un borghese come lui. Tra i due s’intesse una relazione illusoria che riempie la vita vuota di Antonio e le tasche della ragazza. Una relazione che Antonio compra con il denaro per non perdere “un amore”, l’unico per cui secondo lui abbia senso vivere. Un racconto della nostalgia di una giovinezza perduta che il protagonista cerca tra le braccia di una ragazzina peccaminosa e imprevedibile; la storia di un uomo cinquantenne che pretende – con ostinato egoismo –  di possedere un sentimento, sia pure non ricambiato; un romanzo che mette in scena l’implacabilità dei sentimenti: quando amiamo qualcuno – perché ne abbiamo bisogno –  siamo disposti a nutrirci anche di menzogne pur di non perdere. Ma alla fine perdiamo lo stesso.

 

“All’improvviso bussano alla porta” di Etgar Keret (Feltrinelli)

Questa di Keret, scrittore israeliano maestro di cortometraggi e racconti, è una raccolta di trentotto racconti brevi in cui l’autore si diverte a mettere in scena i suoi personaggi in situazioni quotidiane che sconfinano nell’assurdo. Un bugiardo di mestiere che le bugie prendono forma e diventano verità, un uomo armato che bussa alla tua porta minacciando di ucciderti se non gli racconti una storia credibile, un immigrato russo intento a parlare con il suo pesce rosso; Keret mischia l’assurdo al reale come fosse un pretesto per raccontarci la realtà con uno sguardo a volte cinico a volte ironico a volte triste e beffardo. Nei suoi racconti ci accompagna nel sottosuolo della vita abitato da rimpianti, scelte sbagliate, solitudine e dolore: la vita nella sua dostoevskiana crudeltà.

“Trema la notte” di Nadia Terranova (Einaudi)

Nel 1908, in una sola notte, un terremoto rade al suolo Messina e Reggio Calabria. È sopra le macerie e i corpi senza nome che Nicola – un bambino di undici anni – e Barbara – una ragazza di venti – ricostruiscono da capo la loro identità: nella tragedia una rinascita. I due, segnati da un destino che li farà incontrare, rimetteranno in sesto le loro vite guidati da quel desiderio atavico che ci accomuna tutti: costruire una vita come uno specchio che ci restituisca l’immagine di noi più vera. 

Un romanzo che mette in scena drammi familiari, lutti e una memoria irrimediabilmente andata in pezzi con il sisma, una storia in cui sprofondiamo nel baratro della disillusione portandoci dietro l’inesauribile luce della speranza. Un romanzo in cui la Sicilia diventa personaggio, una terra di luoghi e paesaggi in simbiosi con gli stati d’animo dei protagonisti: rovina e bellezza. Come le vite di Nicola e Barbara prima e dopo il terremoto.

 

“Il senso di una fine” di Julian Barnes (Einaudi)

Tony Webster ha una vita vacua e priva di stimoli, fino a quando la lettera di un avvocato, nero su bianco, lo avvisa che una donna gli ha lasciato in eredità una somma di denaro e il diario di Adrian, suo compagno di scuola alle superiori morto suicida. Alla ricerca di risposte, Tony intraprenderà un viaggio a ritroso nel passato, una indagine a sfondo giallo con un mistero da risolvere. Un romanzo dal sapore proustiano (ci scappa la citazione :“il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano andate veramente”), con una voce narrante che depista il lettore con omissioni e allusioni rendendo ancora più avvincente la lettura. 

Mai fidarsi di Barnes: occhi aperti quando leggi altrimenti sei fregato. 

È possibile ordinare questi e altri libri presso Dadabio, qui i contatti

2 pensieri su “I “sette libri per l’estate” di… Mattia Corrente

  1. Mauro+Mercuri dice:

    Mi sono incuriosito dei consigli di Mattia Corrente partendo dal romanzo di Barnes, che ho letto e che ritengo sottovalutato.
    Scorrendo gli altri titoli, ho considerato altri consigli che sicuramente seguirò.
    Ma soprattutto mi piace lo stile, semplice e personale, del recensore.
    Complimenti e alla prossima!

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