L’8 marzo, le donne e i libri che consigliamo

Feste, ricorrenze, anniversari, noi li festeggiamo sempre scrivendo di libri. Li riteniamo ancora strumenti per aiutarci a capire, seminare dubbi, vivere meglio. E, dunque, ecco i libri che le varie anime del nostro sito ci consigliano in occasione dell’8 marzo, giornata internazionale delle donne

“In fuga” di Alice Munro (Einaudi)

Negli otto racconti tutti al femminile qui contenuti, tre dei quali hanno come protagonista la stessa donna, e come in tutti gli altri delle svariate raccolte della già Premio Nobel canadese, la tensione della sua scrittura si insinua come un sottile e quasi impercettibile brivido che scorre sotto la pelle. Un ‘autrice che in un’intervista a chi le chiedeva perché scrivesse solo racconti rispose che quello era l’unico modo che aveva per rubare il tempo alle domestiche occupazioni di moglie e madre, dovendo così portare a termine in breve tempo e spazio le sue storie. (Simone Bachechi; qui tutti i suoi articoli)

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“La ragazza con la Leica” di Helena Janeczek (Guanda)

Se non si entra in sintonia col romanzo (tra i libri più interessanti degli ultimi anni) cosa che può accadere, si sbanderà e non si apprezzerà nulla dell’epopea di una fotografa mitica, coraggiosa e affascinante oltre qualsiasi cliché. Se si scardina la diffidenza e nasce il feeling, allora Gerda Taro si porterà sempre nel cuore. (Arturo Bollino; qui tutti i suoi articoli)

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Atwood, Baker e Scego

La costruzione del femminismo non guarda solo al futuro, ma passa dalla destrutturazione del patriarcato su cui è fondata la nostra società. Due grandi scrittrici, Margaret Atwood e Pat Barker sono riuscite nella titanica impresa di riscrivere i due testi fondanti della cultura classica.

Il Canto di Penelope di Atwwod (Ponte alle Grazie) è la riscrittura dell’Odissea. Voce narrante è Penelope, la donna che resta nell’ombra ad aspettare paziente (?) un uomo che per destino o per scelta vaga sapendo che ha una casa e una famiglia cui tornare. Ad intervallare la narrazione il coro delle ancelle, vittime necessarie all’espiazione della donna. Penelope racconta la sua vita e la sua scelta di restare fedele ad Odisseo, l’unica possibile. Nella sua immobilità apparente, la regina di Itaca diventa la colonna che regge la storia, senza di lei, senza la sua “tela” non ci sarebbe possibilità di ritorno perché nessuno aspetterebbe. L’attesa come chiave per comprendere la pazienza delle donne alla dominazione maschile.

Il Silenzio delle ragazze di Baker (Einaudi) è la riscrittura dell’Iliade dal punto di vista delle donne che restano dietro la scena. Anche questo è un racconto in prima persona, la voce narrante è Briseide, la donna che sottratta ad Achille ne scatena “l’ira funesta”. Il racconto parte con la cattura di Briseide e la sua assegnazione ad Achille e prosegue fino alla caduta di Troia. Briseide non parla con il suo padrone, costruisce rapporti con le persone intorno a lui (Patroclo, in primis, a suggerire una alleanza tra le diverse facce dell’amore – eros e agape). Achille, semidio nella sostanza più che nella forma, pare accorgersi di lei solo nel momento dell’assenza per sottrazione. Briseide racconta la vita nell’accampamento acheo e quel paradosso che diventa la sopravvivenza per le donne schiave che trovano l’amore nei figli generati con gli assassini dei loro padri, fratelli, mariti. Una lotta per la sopravvivenza femminile al patriarcato a qualunque costo.

Se poi volete restare in Italia, è uscito da poco per Bompiani La Linea del Colore di Igiaba Scego (Bompiani): QUI L’ARTICOLO COMPLETO per capire quanto femminismo c’è dentro questo splendido romanzo! (Anna Caputo; qui tutti i suoi articoli)

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“Il deserto del cuore” di Mary Westmacott, alias Agatha Christie (Mondadori)

Mary Westmacott, alias Agatha Christie. Ebbene sì, c’è proprio lei dietro allo pseudonimo con cui è firmato Il deserto del cuore, romanzo che di poliziesco non ha nulla, perché si inserisce in una produzione limitata della Christie che la critica a volte etichetta come “rosa”. Di civettuolo però non c’è traccia nella vicenda di Joan Scudamore, sorpresa mentre torna, sola e in treno, da Bagdad a Londra. All’ambientazione esotica si aggiunge l’incontro insolito con una vecchia amica che le instilla piccoli dubbi. Gocce, apparentemente innocue, che esplodono in una tempesta quando il viaggio della donna si interrompe per via della coincidenza ferroviaria mancata. A Tell Abu Hamid, oltre alla stazione e a una piccola guest house, c’è solo deserto. Una solitudine che stordisce, abbaglia, accentua i dubbi, li amplifica in un vortice che mette Joan davanti a sé stessa. E lì la inchioda. Dietro a Il deserto del cuore si svela così tutta la sensibilità della regina del giallo, accorta psicologa, conoscitrice raffinata degli intrecci dell’animo femminile. (Alessandra Chiappori; qui tutti i suoi articoli)

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“Fight Club” di Chuck Palahniuk (Mondadori)

Questo romanzo di uomini tra malessere, dolore, violenza e nichilismo – qualche maestrino alzerà il dito per sottolineare che è tutta una grande metafora, of course – ci ricorda (anche) che le donne, pressocché assenti, sono migliori. (Giosué Colomba; qui tutti i suoi articoli)

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“Baby Blues” di Elisa Albert (Marsilio)

Un romanzo post-femminista di rara schiettezza, che attraverso un linguaggio a tratti violento e sboccato, racconta la solitudine di una giovane donna che ha appena dato alla luce il figlio. Le inquietudini della protagonista, alle prese con il cosiddetto “baby blues”, saranno il pretesto per riflettere sul ruolo sociale delle donne, sulla maternità, sulla famiglia, sull’identità sessuale e sulla società americana, ancora lontana dall’offrire in termini concreti una vera parità di genere. (Giovanni Di Marco; qui tutti i suoi articoli)

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“È stato così” di Natalia Ginzburg (Einaudi)

Francesca, Giovanna e la protagonista. Tre donne molto diverse e tutte e tre dolorosamente “reali”. In un romanzo brevissimo, appena 125 pagine, la parabola emotiva e sentimentale di una giovane donna attraverso anche la maternità. Da leggere e riscoprire per restarne abbacinati come quando capita che una pagina prodigiosa faccia luce sulla vita. (Teodora Dominici; qui tutti i suoi articoli)

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“Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir (Il Saggiatore)

Nel successo lo scandalo. Nella valorizzazione dei fatti e dei miti della prima parte si insinua l’esperienza vissuta, quella più autobiografica, quella più intima e memoriale della seconda parte. Quei capitoli che hanno folgorato tutti, uomini e donne, femmine e maschi. Una lettura necessaria, oggi più che mai, soprattutto per chi ha dimenticato il significato della libertà femminile. (Sara Durantini; QUI L’ARTICOLO COMPLETO)

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“L’amore tra donne nella storia” di Daniela Danna (Venexia)

Una lotta eterna tra caccia alle streghe e lettere scarlatte. Donne dagli amori scandalosi frenate dall’imperativo eterosessuale imposto dal patriarcato che ostacolandole fino a negarle le ha etichettate, lesbiche, oltraggiose, scandalose, vergognose e ribelli. Ma erano e sono donne che hanno amato altre donne, hanno lottato per esser riconosciute e rispettate, hanno combattuto per un diritto in cui credevano; lo hanno fatto fingendosi alfieri e soldatesse, hanno tagliato i capelli, indossato calzoni e maglie larghe per nascondere i seni: hanno finto di essere uomini, per poter essere donne. Un saggio intrigante e ben costruito, che racconta una grande lotta di resistenza e passione. (Margherita Ingoglia; QUI L’ARTICOLO COMPLETO)

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“La zia marchesa” di Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli)

Sullo sfondo di una Palermo decadente, la marchesa Costanza Safamita, si distingue per la sua diversità: rossa “malpelo”, si trova per volontà del padre ad amministrare i beni di famiglia nonostante sia una donna. Dovrà lottare per affermare il suo ruolo e la sua personalità. (Maria Grazia La Malfa, qui tutti i suoi articoli)

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“Principesse azzurre” di Delia Vaccarello (Mondadori)

Il sottotitolo recita: “racconti d’amore e di vita di donne tra donne”. L’autrice, scomparsa da qualche mese, è stata un punto di riferimento e l’auspicio è che continui ad esserlo. Ad avere lei e i suoi libri come modelli si diventa colte, libere e indipendenti. (Giovanni Leti, qui tutti i suoi articoli)

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“Lei così amata” di Melania G. Mazzucco (Einaudi)

L’eterno vagabondaggio di una donna cosmopolita a caccia di un senso e della libertà. Una fuga perpetua fino alle conseguenze estreme. Una figura magnetica tratteggiata da un’autrice che è artigiana, nel senso più nobile del termine, artigiana dei libri e delle parole. (Salvatore Lo Iacono; qui tutti i suoi articoli)

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“Il dolore perfetto” di Ugo Riccarelli (Mondadori)

Il mio consiglio è Il dolore perfetto di Ugo Riccarelli, perché regala il ritratto di donne forti e coraggiose in grado di portare avanti intere generazioni. (Paola Lorenzini; qui tutti i suoi articoli)

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Killeen, Russo e Sanmao

Tre libri. Ne La bambina di Hitler (Garzanti) di Matt Killeen il dramma antisemita della seconda guerra mondiale vissuto da Sarah, una ragazza ebrea, forte e coraggiosa che non esclude una pseudo-collaborazione con il nemico e, calata nei panni della bambina di Hitler”, guadagnerà la libertà. «Non guardarti indietro. Continua a scappare….Corri», le aveva suggerito una voce che le urlava in testa. In Chilometro 9 (Fondazione M. Luzi) di Giusi Russo, in una perfetta corrispondenza tra passato e presente , tra esperienze reali ed interiori si delinea un rapporto madre- figlia che trova nella forza dell’amore il motivo razionale ed emotivo sentimentale per continuare ad essere ed esserci, come Heidegger propone. In Un granello di sabbia (La Nave di Teseo) – QUI L’ARTICOLO COMPLETO – la prodigalità e l’umanità di Sanmao, condivise dal marito Josè, rendono migliore sia la sua vita, perché le colmano l’anima e le hanno fatto dimenticare la solitudine, sia la vita dei Sahrawi e soprattutto delle donne, semplici oggetti, sottoposte ai maschi, al punto da essere vendute e tenute all’oscuro anche della loro età. (Francesca Luzzio; qui tutti i suoi articoli)

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“I quattro cantoni” di Gabriella Genisi (Sonzogno)

La commissaria Lolita Lobosco è una delle più avvincenti (e convincenti) “protagoniste al femminile” del poliziesco italiano. Merito della sua … mamma, la scrittrice Gabriella Genisi, che ambienta in Puglia anche questo nuovo romanzo a un anno dall’esaltante Pizzica amara. Donne in prima linea, da scoprire in questo 8 marzo. (Gerardo Marrone; qui tutti i suoi articoli)

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“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza (Einaudi)

Chi meglio di Modesta, la protagonista de L’arte della gioia di Goliarda Sapienza può incarnare l’eroina letteraria simbolo dell’otto marzo? Ve ne innamorerete subito, non appena farà capolino dalle cinquecento pagine in cui si racconta -senza reticenze e falsi pudori – dalla misera infanzia agli anni del convento, dal tempo in cui diventa “principessa” per matrimonio, ai giorni della “vecchiaia”. Una donna moderna, disinibita, colta. Pioniera, di più, profetessa su molti temi, religione, politica e sessualità comprese, vi segnerà con il suo acume e con il suo coraggio. Soprattutto vi sorprenderà per l’indomita carica con cui difende e gestisce la propria libertà. (Antonietta Molvetti; qui tutti i suoi articoli)

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“Francesco e l’infinitamente piccolo” di Christian Bobin (San Paolo)

Due passaggi appena per spiegare il mio consiglio, uno dei miei libri più amati. Il primo: «Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l’eterno, che regge il mondo e gli uomini». Il secondo: «Le donne non sono esattamente Dio. Manca loro molto poco per esserlo. Manca loro molto meno che all’uomo. Le donne sono la vita in quanto la vita è più vicina al riso di Dio. Le donne hanno la custodia della vita durante l’assenza di Dio, a loro è affidato il sentimento limpido della vita effimera, la sensazione fondamentale della vita eterna. E gli uomini, non riuscendo a superare la propria paura delle donne, credendo di superarla nei giochi di seduzione, nelle guerre o nel lavoro, ma non superandola mai realmente, gli uomini, avendo una paura eterna delle donne, si condannano in eterno a non conoscere quasi nulla di loro, a non gustar quasi niente della vita e di Dio. Perché sono gli uomini a fare le Chiese, è inevitabile che le Chiese diffidino delle donne, come del resto diffidano di Dio, cercando di addomesticare le une e l’altro…». (Lucia Porracciolo; qui tutti i suoi articoli)

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“La lunga vita di Marianna Ucria” di Dacia Maraini (Rizzoli)

Consigliando oggi la (ri)lettura di La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini. Dove, grazie ad una penna che non ha bisogno di inutili artifici ideologici, l’autrice riesce a tracciare il meraviglioso ritratto di donna e della sua dignità, dei suoi desideri e delle sue bellezze proprie, riuscendo a farci riflettere dalla sola barricata dell’intelligenza, permettendoci di amare la donna, aiutandoci a comprenderla, senza costringerci a diventare femministi. (Nuccio Puglisi; qui tutti i suoi articoli)

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“Frida” di Hayden Herrera (Neri Pozza)

La biografia di una delle più grandi artiste del Novecento, simbolo dell’ emancipazione femminile, lontana dagli stereotipi degli occhi maschili, icona del femminismo, ma anche della femminilità. (Arcangela Saverino; qui tutti i suoi articoli)

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Tre libri di Ester Rizzo (Navarra)

Non uno ma tre libri.
Per l’otto marzo 2020 segnalo tre interessanti lavori di Ester Rizzo dedicati, appunto, alle donne. Tutti e tre i libri sono usciti con Navarra editore:
Camicette bianche, dedicato alle centoventisei operaie (trentotto delle quali italiane) che il 25 marzo 1911 rimasero uccise nell’incendio della Triangle Waist di New York, la “fabbrica delle camicette bianche”.
Le ricamatrici, sulle coraggiose ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa che con il loro sodalizio tentarono di affrancarsi dal giogo degli approfittatori e speculatori, mettendosi direttamente nel mercato e, infine,
Donne disobbedienti, il più recente lavoro della giornalista licatese dedicato alle donne più o meno famose che hanno detto no a chi, invece, dava per scontato o addirittura doveroso un loro sì. (Camillo Scaduto; qui tutti i suoi articoli)

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“Maternità” di Sheila Heti (Sellerio)

Mi ripeterò, nel senso che ne ho già scritto qui di uno dei miei libri preferiti degli ultimi anni. Un volume ideale per le donne (e per gli uomini) di oggi: quelle in bilico tra maternità e creatività, fra la propria essenza e il giudizio altrui. (Micol Treves; qui tutti i suoi articoli)

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“L’isola delle madri” di Maria Rosa Cutrufelli (Mondadori)

In un mondo non troppo lontano, falcidiato da una progressiva siccità e un pesante vuoto che ha iniziato ad abitare il ventre delle donne rendendole “guaste”, sterili, al largo del Mediterraneo c’è un luogo conosciuto da sempre come l’isola delle madri. Al centro dell’isola c’è la Casa della Maternità, un luogo in cui si cercano soluzioni per un futuro e in cui le storie di Kateryna, Livia, Mariama, venute da lontano, sono destinate a intrecciarsi anche per mano di Sara, la direttrice della struttura, e unite proprio da quella maternità arrivata o negata ad alcune di loro. Donne al centro di una essenziale condotta dell’uomo, vittime di una sottile, lenta ed anonima distruzione, ma testimoni imprescindibili di quella rinascita che resta un desiderio proibito. (Paola Zoppi; qui tutti i suoi articoli)

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