Natale 2021, i libri che desideriamo e quelli che regaleremo

Ecco i nostri consigli di lettura natalizi, camuffati da desideri da trovare sotto l’Albero di Natale o da buoni propositi in termini di regali. Un ampio spettro di letture, che tocca classici e contemporanei, opere di pregio, tascabili (e anche qualche fuori catalogo…) tra romanzi, racconti, saggi, poesia, graphic novel

Ignelzi e P. Lynch

Ignelzi

Il mio Buon Natale da un blog che parla di libri lo invio con un libro (forse non troppo natalizio) nato da altri blog e riviste digitali, tale è la provenienza dei racconti di Flavio Ignelzi contenuti in I punti in scavare (ne abbiamo scritto qui) per Polidoro editore. Sono diciassette racconti (qui è possibile leggerne uno, Spirali) già apparsi su diverse testate online che variamente parlano di pornostar sul viale del tramonto, allarmi missilistici, guerre nucleari, piogge di meteoriti, piani B di uomini sotto processo per stalking che hanno del raccapricciante, immagini disturbate come l’arrivo di venusiani che vanno a interrompere un incontro sessuale e altri e molteplici guasti, immobilità, follie e fobie del nostro vivere più o meno deformato, tante brevi istantanee sulla nostra contemporaneità raccontata in modo serrato e con una sintassi rigidamente paratattica che accresce il senso claustrofobico e, in alcuni casi surreale, di un mondo che ci sembra di riconoscere e dal quale i personaggi che vi si agitano sembrano cercare una via di fuga o una catarsi lontana da venire, lasciando al lettore il proprio personale punto di psicologico in cui scavare.
Sarà il tenace fascino che esercita sul sottoscritto la terra d’Irlanda, sarà il cognome di un autore finora a me sconosciuto e che ne ricorda un altro ben più noto e altrettanto dal sottoscritto amato, il quale porta il nome di battesimo David, fatto sta che quando tre anni fa mi sono imbattuto in La Neve nera di Paul Lynch (66thand2nd) mi sono detto che avrei dovuto procurarmi il libro. Ancora non l’ho fatto e penso sia giunto il tempo di rimediare in qualche modo con la lettura di questo romanzo dello scrittore irlandese di Limerick, un racconto che (dicono) indaga il senso profondo dell’essere straniero, nel caso di Barnabas Kane (il protagonista del romanzo di Lynch) di ritorno dagli Stati uniti nella fattoria di famiglia nel Donegal “uno straniero in casa propria”. La storia di una caduta, di una sconfitta, di perdita, incomprensioni e scelte sbagliate, come se ne fanno a volte nella vita, sicuramente da leggere per capire se (come dicono) Paul Lynch sia davvero uno dei più grandi scrittori irlandesi della sua generazione. (Simone Bachechi, qui tutti i suoi articoli)

Perutz e Attenberg

Perutz

Un libro che regalerò (per Natale e non solo) è una chicca del catalogo delle edizioni e/o, ovvero Di notte sotto il ponte di pietra, l’unico titolo di Leo Perutz non pubblicato da Adelphi. Una dichiarazione d’amore a una Praga magica del tempo che fu (il sedicesimo secolo), novelle, storiche e fantastiche, i cui protagonisti sono cristiani ed ebrei, usurai e alchimisti e di mezzo c’è, naturalmente, un amore proibito.
Un volume, invece, che prima o poi vorrei leggere, e sarebbe un regalo graditissimo, è I Middlestein (Giuntina), è l’unico dei titoli pubblicati da Jami Attenberg, scrittrice fantastica (l’abbiamo intervistata qui), che non ho ancora letto. (Arturo Bollino, qui tutti i suoi articoli)

Frankl e Salvia

FranklSalvia

Dopo i due anni che abbiamo trascorso e considerando ciò che ancora stiamo vivendo, penso sia possibile parlare di crisi e di straniamento usando la prima persona plurale. Senza che ciò abbia minimamente alzato i livelli di empatia e gentilezza, tutti possiamo comunque intuire come si sente l’altro. Per questo, e anche perché il Natale ha la meravigliosa dote di risvegliare la necessità di riconciliazione e di bellezza, regalerò L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti di Viktor Frankl, padre della logoterapia (FrancoAngeli). Nel contesto dell’atrocità e dell’ingiustizia più grandi che uomo abbia inflitto ad altro uomo, questo libro racconta soprattutto di come una persona comune – così lo stesso Frankl definisce se stesso – possa sopravvivere in qualsiasi situazione. L’uomo che si sforza di cercare il senso della propria esistenza è un uomo che ha una forte motivazione alla vita, è un uomo che riesce a vivere nonostante ogni dolore e ogni accadimento incontri per la sua strada. Riprendendo le parole di Nietzsche: “Chi ha un perché nella vita sopporta anche ogni come”. In estrema sintesi questo è il messaggio principale contenuto nel libro di Frankl, che dovremmo tutti leggere e regalare, soprattutto quando ci dimentichiamo del significato del termine uomo.
Ho accennato prima al bisogno di bellezza, che per me coincide quasi sempre con la poesia, per cui adesso mi rivolgo direttamente a Babbo Natale chiedendogli in dono la nuova edizione delle poesie di Beppe Salvia, Cuore (Interno Poesia). (Giuditta Busà, qui tutti i suoi articoli)

Thuram e ZeroCalcare

Regalerei volentieri l’ultimo libro di Lilian Thuram, Il pensiero bianco (add): contiene molte utili osservazioni, soprattutto aiuta a porsi da un altro punto di vista, quando si parla o ascolta, quando si scrive o legge, in questo (mio) caso a essere consapevoli di essere maschi bianchi normodotati alti vecchi e, per tentare di capirsi pacificamente con altri, è meglio esserne consapevoli.
Riceverei volentieri in regalo l’ultimo libro di ZeroCalcare, Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia (Bao Publishing): l’ho letto-visto spesso, cartaceo su quotidiani o settimanali, filmato in trasmissioni televisive e serie, ho anche regalato spesso i suoi libri a persone care, tuttavia non ne ho nessuno mio da leggere e tenere, sono di altra generazione, credo proprio che ormai ne valga la pena. (Valerio Calzolaio, qui tutti i suoi articoli)

Magris e Mengiste

Magris 1
Quest’anno sono stata buona anzi buonissima per cui a Babbo Natale chiederò un regalo lussuoso, sontuoso, da mettere in libreria come un enorme diamante in vetrina: i due Meridiani Mondadori di Claudio Magris. Dai saggi agli articoli, dai racconti ai romanzi, Magris è scrittore che unisce un talento raro con una erudizione d’altri tempi. Leggere le sue opere è perdersi in un universo di mondi sconfinati senza perdere di vista l’essenza. Che poi desiderare un libro di Magris non ha bisogno di motivazioni, vero?
Regalerò invece uno dei libri più belli letti nel 2021, Il re ombra di Maaza Mengiste (Einaudi) scrittrice tanto parsimoniosa di pubblicazioni quanto prolifica di idee politiche e bellezza letteraria. È un libro importante per le donne e l’Italia perché racconta la storia dell’invasione dell’Etiopia adottando il punto di vista di una giovane guerriera. Il cambiamento di prospettive è tutto quello che auguro a tutt* noi lettrici e lettori! (Anna Caputo, qui tutti i suoi articoli)

Ginzburg e Milone

Ginzburg

Il libro che vorrei sotto l’albero per il Natale 2021 è Vita immaginaria, una raccolta di scritti non narrativi di Natalia Ginzburg che Einaudi ha da poco ripubblicato in un’edizione curata da Domenico Scarpa. È una raccolta che non conosco, ma sono sicura che la prosa della Ginzburg e il suo sguardo sempre acuto sui temi del contemporaneo (il libro uscì la prima volta nel 1974), su personaggi, film e libri, e sugli amati amici scrittori, sappiano restituire la voce vivissima e davvero unica di una donna che ha segnato il Novecento e alla cui narrativa sono molto legata.

Regalerò, invece, L’arte di legare le persone di Paolo Milone, pubblicato sempre da Einaudi. È un libro che restituisce in forma di “narrativa frammentata” il racconto di uno psichiatra genovese. C’è un sacco di Liguria, anzi di liguritudine tra le sue pagine che sono dense di umanità e tra le vite dei personaggi messi in scena. Sono pazienti con problemi di salute oppure medici che si trovano a dover capire come comportarsi rispetto a malati non comuni. “L’arte di legare le persone” è un libro di rara grazia che sa miscelare in modo unico empatia e paura, offrendo un affaccio inedito sul mondo del reparto 77, quello di psichiatria. (Alessandra Chiappori, qui tutti i suoi articoli)

Berto e Groff

Berto

In tema di libri, il mio desiderio per Natale è La Gloria, ovvero Giuda Iscariota secondo Giuseppe Berto, uno dei maggiori scrittori del XX secolo, che Neri Pozza sta restituendo ai lettori. Regalerò, e non è la prima volta che lo faccio, Fato e furia di Lauren Groff, pubblicato da Bompiani: la storia di una coppia che sembra indistruttibile, raccontata da un narratore onnisciente prima, e poi raccontata di nuovo da … non aggiungo altro, fatevelo regalare. Mi fa sorridere sempre che, quando sono citati i maggiori autori angloamericani viventi, raramente senta i nomi di Lauren Groff, Zadie Smith, Antonia Byatt, Cynthia Ozick, Nicole Krauss. (Giosuè Colomba, qui tutti i suoi articoli)

Tabucchi e… Tabucchi

Tabucchi
Che vorrei ricevere? In questo momento sto tornando su Tabucchi, vecchio amore. Molti suoi titoli si son smarriti fra le brume di prestiti e traslochi. So che sarebbe bene, anzi doveroso segnarsi i prestiti, ma continuo a non farlo; la scusa è che tanto mi ricordo ma in realtà è che su certe cose sono pigro e metto dunque in conto sia la dispersione che il “ma dove cazzo è finito?”. Rileggerei volentieri Notturno indiano, (Sellerio) per esempio. Da regalare? Restando in tema, Donna di Porto Pim (Sellerio) dello stesso Tabucchi. splendido. (Stefano Di Lauro, qui tutti i suoi articoli)

Humphreys, L. Miller e Labatut

Humpreys
Il libro che vorrei mi regalassero è sempre Bill (Playground) di Helen Humphreys: come ho scritto lo scorso Natale, ho apprezzato tantissimo il suo romanzo precedente Cani selvaggi (qui l’articolo) e vorrei leggere anche questo. Ribadisco che a stuzzicare la mia curiosità non sono soltanto la trama e i personaggi, ma anche il modo (sempre originale) che la Humphreys trova per svelarci connessioni profonde che legano ognuno di noi al nostro passato. I libri che regalerò: due, entrambi impossibile da incasellare in un genere, ma che hanno a che fare con quelle domande esistenziali che prima o poi tutti finiamo per porci. Il primo è I pesci non esistono (add) di Lulu Miller, un memoir (ne abbiamo scritto qui) che sfocia nel saggio e a tratti sembra un giallo, originale e commovente. Il secondo è Quando abbiamo smesso di capire il mondo (Adelphi) di Benjamin Labatut, un meraviglioso intreccio di storie singolari e uomini eccezionali con un finale semplicemente strepitoso (qui l’articolo). (Giovanni Di Marco, qui tutti i suoi articoli)

Paasilinna e Coppola

Paasilina

Come sempre quando il Mondo si impasticcia, e l’atmosfera diventa ipertesa e grottesca, è bene rifugiarsi in un classico, dove rifugiarsi non è un rigettare, quanto più un distogliere l’orecchio dall’assordante brusio di fondo delle nostre quotidianità assediate. Sì, ma quale classico? Io regalerei Un uomo felice, del nostro amato Arto Paasilinna (Iperborea). Il formato, la ruvidità della carta, la copertina, tutto sembra fatto apposta per una dedica. Oltretutto, ambientato tra i boschi e i laghi della Finlandia, parla di un manipolo di personaggi in lotta contro i conformismi. La vena è la solita di Paasilinna: dissacrante, ironica, di una fantasiosa genialità. Con un tocco di malinconia, per chi anche durante le feste ha un angolino di sé che sogna la fuga.

Il libro che vorrei regalato, per questo Natale 2021, per farla in barba a chi è troppo intelligente per prendere in considerazione gli oroscopi, è Astrologia quotidiana, di Francesca Coppola, edito Il Saggiatore. Perché sì. Leggo gli oroscopi, anche se posso disquisire di fenomenologia di Husserl alla bisogna. Entrare nel Nuovo Anno con un tocco di magia, di leggerezza, di bollicine… in maniera un po’ naïf, è esattamente quel che mi propongo di fare. Quale maniera migliore che scoprendo quanto influiscono su di noi piccoli mortali le Costellazioni e i loro imperscrutabili giri? E poi, con quegli occhioni a pianeta in copertina… Andata. (Teodora Dominici, qui tutti i suoi articoli)

Sontag, Heti e Di Consoli

Sontag

Rinata. I diari e taccuini di Susan Sontag, la raccolta di scritti che copre l’arco temporale dal 1947 al 1963 edita da Nottetempo e curata dal figlio, David Rieff, è il libro che vorrei trovare sotto l’albero per rileggere, in italiano, l’energia di una delle donne più affascinanti del XX secolo. Un diario che so già essere doloroso per il coraggio (e la profonda consapevolezza) di indagare il significato di identità femminile, di capire e comprendere la voce interiore di donna e scrittrice. Scrive, Sontag, tra queste pagine: «l’orgasmo mi fa concentrare. Ho una gran voglia di scrivere. L’arrivo dell’orgasmo non è la salvezza ma, qualcosa di più, la nascita del mio ego. Non posso scrivere finchè non trovo il mio ego. L’unico tipo di scrittore che potrei essere è il tipo che si espone… Scrivere è spendersi, giocarsi d’azzardo. Ma fino ad ora non mi era piaciuto nemmeno il suono del mio nome». Maternità di Sheila Heti, edito da Sellerio, è un altro libro (ne abbiamo scritto qui) che mi piacerebbe trovare sotto l’albero perché la maternità non finisce dopo aver procreato, è qualcosa che ti porti appresso per sempre e vorrei esplorarla attraverso gli occhi di Heti che ne parla intrecciando autobiografia e saggio, pamphlet e discorso filosofico.
Libri da regalare? Tutte queste voci che mi premono dentro di Andrea Di Consoli (Editoriale Scientifica). Il titolo esprime la motivazione. (Sara Durantini, qui tutti i suoi articoli)

Parise e Barthes

Parise
Roba buona rimembrata, i Sillabari (Adelphi) di Goffredo Parise. Rimembrata come opposto di smembrata, perché riunita, unita da sempre malgrado l’apparente separatezza della gestazione, a pezzi e lettere iniziali a pretesto di ogni titolo su temi grandi e infinitamente piccoli come sono i sentimenti umani, sul Corriere della Sera, fra il 1971 e il 1972. Rimembrati come unico originario, qui sembra che Platone sorriderebbe: ricordati, sempre stati nel mondo delle idee, questi racconti brevi sui noccioli della questione, sui sentimenti assiomatici, sulle cose nude, che trovarono unità materiale soltanto nel 1984. Né collazione né collezione, capitoli del vero di uno dei più immensi narratori cercatori del ‘900 italiano. Libro da regalare.
S/Z ,di Barthes, da ricevere, per le stesse ragioni di rimembranza. (In edizione originale, svp). La pubblicazione raccolse nel 1970 i seminari degli anni precedenti sulla novella balzachiana Sarrasine.
Due libri di eguale contraria dissezione e ricomposizione, solo con l’aorta della pietà che scorre in senso opposto. (Salvatore Ferro, qui tutti i suoi articoli)

Mailer e Shakespeare

Mailer

Non solo perché è Natale, ma soprattutto perché è uno dei libri più belli che siano mai stati scritti da mano umana, se potessi regalerei a chiunque Il canto del boia di Norman Mailer (La Nave di Teseo). È un romanzo a cui continuo a tornare, il luogo della follia e dell’incomprensione umana, l’orrendo baratro della solitudine e della bestialità, l’insanabile delirio di un uomo e il terrificante vuoto da cui è perennemente circondato. È la storia, magistralmente raccontata, di Gary Gillmore che, nel vacuo Utah degli anni Settanta, uccise a sangue freddo due uomini, meritò l’ergastolo e insistette per essere giustiziato. È quella storia e insieme molte altre storie, è repulsione ed appartenenza ed è un miracolo letterario.

E poi, proprio perché è Natale e il mio primo vero libro me lo regalò una persona molto speciale, ancora oggi mi sorprendo ad aspettare un suo pacchetto sotto l’albero, so che le chiederei I sonetti di Shakespeare nell’edizione aggiornata di Einaudi. E so che lei girerebbe tutte le librerie della città pur di accontentarmi. (Sara Galletti Manfroni, qui tutti i suoi articoli)

Ignazio di Loyola e Carlo Levi

Loyola

Il libro che vorrei regalare: Il 2021 è stata la ricorrenza dei 500 anni della bombarda di Pamplona. Magari vi state chiedendo che è. Per chi ha una formazione dai gesuiti è una delle date fondanti l’ordine. Nel 1521 Ignazio di Loyola, il futuro fondatore della Compagnia, viene colpito in battaglia a Pamplona da una cannonata che quasi lo uccide. Lui “uomo dedito alla vanità del mondo” inizia un percorso che lo porterà alla conversione. Una storia contenuta ne Il racconto del Pellegrino edito tra gli altri anche da Adelphi. Un modo per conoscere la spiritualità ignaziana “contemplativa nell’azione” e comprendere come, anche oggi, incidenti e casi della vita non sono altro che segni di una presenza e di un rapporto.

Il libro che vorrei in regalo. Una prima edizione de Le parole sono pietre di Carlo Levi. Racconto di tre viaggi in Sicilia tra il 1951 e il 1955. Per conservarlo e rileggerlo e capire se qualcosa è cambiata da allora in “un paese di invasioni e di conquista” e dove “tutti gli invasori e i conquistatori furono stranieri, e lo rimasero”. (Antonio Giordano, qui tutti i suoi articoli)

Baudino e Jaeggy

So già che finirò per autoregalarmi questo libro perché lo desidero da molto tempo e l’idea di dover attendere ancora qualche settimana per averlo non mi alletta moltissimo. La mia wishlist in ogni caso non rimarrebbe a secco, anzi è sempre troppo lunga e in continua ricerca di “amici” generosi che facciano felice me e la mia libreria. Il libro in questione, che tanto desidero, è Il teatro del letto – Storie notturne tra libri, eroi, fantasmi e donne fatali di Mario Baudino pubblicato nella collana Le Onde da La nave di Teseo. Baudino, come si legge nella sinossi, costruisce un colto itinerario sui piaceri che la posizione orizzontale invita a cullare. Da Ulisse ai giorni nostri, passando per Proust e Mark Twain, il dottor Johnson o il Re Sole, il letto è una scena teatrale almeno quanto è custode di segreti, in una ricca rassegna tra letteratura, arte e storia. Entrare nella vita intima e poco nota di scrittori e scrittrici, personaggi storici,  uomini di legge e di fede per conoscerne le paure, gli amori, i segreti, i parti taciuti, i volti nascosti degli amanti e le passioni, tutte quelle che un letto può custodire.
Il libro che invece consiglio è I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy (Adelphi), un breve romanzo autobiografico ambientato in Svizzera, in cui la scrittrice racconta i suoi anni trascorsi nel collegio femminile, la sua amicizia speciale con Fréderique Conte, e il rovello dei pensieri durante il suo – coming of age –  cammino della crescita. La scrittura della Jaeggy è diabolicamente suggestiva, poetica e folgorante. Un libro perfetto per i lettori appassionati, per superare il famoso blocco del lettore e anche per coloro che durante la vacanze avranno poco tempo da dedicare alla lettura ma non vogliono perdere il vizio. Garantisco che non deluderà. (Margherita Ingoglia, qui tutti i suoi articoli)

Malle e Dreyfus

Il libro che amerei ricevere è da poco stato pubblicato dalle éditions Garnier: Portraits de femmes dans la littérature. L’autore, Alain Malle, presenta una galleria di donne muse, ribelli, vere o di finzione e ne accompagna il ritratto narrativo con quello pittorico. Fra i nomi: la Jeanne Duval di Baudelaire, la Carmen di Mérimée, l’Andromaca di Racine, Elle de Marguerite Duras. Un piccolo gioiello editoriale.

Consiglio invece La chimica dell’incontro di Arthur Dreyfus (Salani): una drammatica storia d’amore a distanza che si intreccia alle terribili vicende di due ragazzi che vivono in prima persona la seconda guerra mondiale, tra fughe e deportazione; i piani temporali si sovrappongono ai legami chimici che si creano tra i protagonisti dislocati nel tempo e nello spazio. (Maria Grazia La Malfa, qui tutti i suoi articoli)

Bronte e Gamberale

Bronte

Sarà che l’ho letto, tutto d’un fiato, durante le ferie natalizie di qualche anno fa. Sarà che il vento freddo, la neve, il gelo del cuore di Heathcliff – in quel dicembre dalla Sicilia stranamente innevata – li sentivo tutti sulla mia pelle. Regalerei Cime tempestose di Emily Bronte (Newton Compton), perché è una storia d’amore eterna.
Il libro che vorrei ricevere, invece, è Il grembo paterno (ne abbiamo scritto qui) di Chiara Gamberale (Feltrinelli). Perché? Perché vorrei capire il senso di quell’ossimoro, grembo paterno, appunto. E spero di rimanerne stupita. (Grazia La Paglia, qui tutti i suoi articoli)

Pasanisi e Fenandez

NabokovNabokov

Considero “Passaggi di Dogana”, collana di Giulio Perrone editore, un gioiellino della nostra editoria indipendente e regalerò il recente A San Pietroburgo con Vladimir Nabokov. L’infanzia dorata di Fabrizio Pasanisi a una persona che certamente apprezzerà. Fra i tanti titoli che affollano la mia whislist segnalo, a chi volesse farmi un regalo, che c’è Fuenzalida di Nona Fernandez, pubblicato da Gran Via: un’autrice e una casa editrice che non deludono mai. (Giovanni Leti, qui tutti i suoi articoli)

Bufalino e Luiselli

Bufalino

Il libro che, confesso, desidero e in passato ho imprudentemente regalato, senza mai acquistarlo per me, è Il matrimonio illustrato. Testi d’ogni tempo e paese scelti per norma dei celibi e memoria dei coniugati di Gesualdo e Giovanna Bufalino: fuori catalogo da quasi vent’anni, auspico che torni in libreria almeno nei prossimi venti. Cara Bompiani, una copia la vendi di sicuro! Quello che mi capiterà di regalare è Archivio dei bambini perduti (La Nuova Frontiera) di Valeria Luiselli, non semplicemente il viaggio di una famiglia, ma una storia che prova a mettere ordine nel caos, una lente di ingrandimento su una relazione coniugale, sul mondo dell’infanzia, sui bambini perduti – che hanno cioè perso l’infanzia – al confine tra Usa e Messico, piccoli migranti rinchiusi in grandi centri del Texas; un romanzo totale, in cui non mancano digressioni, momenti lirici, il romanzo epico e politico di una scrittrice giovanissima, che ha già i mezzi per restare nella storia della letteratura. (Salvatore Lo Iacono, qui tutti i suoi articoli)

Perec e Dagerman

Perec

Il libro che desidero è Le cose (Einaudi) di Georges Perec, genio poliedrico che non ci si stanca mai di riscoprire.

Il libro che regalerò è La politica dell’impossibile (Iperborea) di Stig Dagerman, che contiene un messaggio di speranza libero da costrizioni sociali e politiche. (Paola Lorenzini, qui tutti i suoi articoli)

Pazzi e Lo Bianco

A Natale regalerò il romanzo Hotel Padreterno di Roberto Pazzi (La nave di Teseo), in cui l’autore focalizza appieno l’aspirazione dell’uomo all’immortalità e tale ideale diventa occasione d’indagine sui problemi del nostro tempo. Realtà, paure e impeto visionario si fondono e inducono a riflettere sulla fragilità della vita umana, sull’importanza dell’altruismo, del darsi per ricevere gratificazione morale che può farti sentire «… una cosa venuta \ dal cielo in terra a miracolo mostrare» al di là della valenza semantica che Dante attribuisce a tali versi nella Vita nuova e dal personaggio a cui sono rivolti. Mi piacerebbe ricevere in dono Le donne lo dicono di Lucia Lo Bianco (Swan Book edizioni), perché in un momento storico in cui il femminicidio è molto frequente, potrebbe indurre alla riflessione non solo storica sul ruolo della donna, ma anche biblica della creazione: Eva fu creata da una costola di Adamo. Ciò significa che l’uomo può possedere una persona altra da sé, o che entrambi sono un’unità inscindibile, senza la quale l’umanità non esisterebbe sul pianeta Terra? (Francesca Luzzio, qui tutti i suoi articoli)

Perroni e Carson

Perroni

Regalare. La bambina che somigliava alle cose scomparse, di Sergio Claudio Perroni (La Nave di Teseo), è un modo per dire al mondo, per scongiurare il mondo, di custodire sempre gli occhi bambini, di prendersene cura. Gli occhi bambini che sanno ascoltare, come la bambina protagonista del libro, e sanno colmare assenze, aggiustare un poco il mondo. Un libro scritto con il passo della fiaba, bello da leggere, e da guardare, grazie ai bei disegni di Leila Marzocchi.

Ricevere. Era una nuvola, di Anne Carson (Crocetti editore) significa potere entrare ancora una volta in una scrittura vertiginosa, dove può coesistere Elena di Troia e Marilyn, il greco antico e l’inglese, una scrittura assoluta. Ricevere un libro di poesia, poi, è sempre come ricevere un augurio vero. (Mauro Mangano, qui tutti i suoi articoli)

Saladino e Sottile

SaladinoSottile

A Natale regalerei Romanzo Civile di Giuliana Saladino, edito da Sellerio. Pubblicato postumo alla morte dell’autrice, per la prima volta nel 2000 e rieditato nell’ottobre 2021, in versione tascabile, con una riflessione di Dacia Maraini, esprime la potenza e la bellezza della scrittura dell’autrice, fuoriclasse della cronaca siciliana, prestigiosa firma del quotidiano L’Ora, non abbastanza ricordata dalla sua città. Il racconto di un tempo fatto di valori, impegno, passione e amore, generosi e forti. È la storia di un gruppo di intellettuali, affermati ed uniti da profonda amicizia. La loro vita s’intreccia con quella politica e sociale della città di Palermo. Insieme accompagnano alla morte uno degli amici, Rocchi (Calogero Roxas), col coraggio e l’intensità della vita, senza lasciare spazio alla morte, se non per l’attimo del congedo, in punta di piedi. È un racconto intimo ed universale allo stesso tempo. Un libro da leggere e rileggere che narra di un mondo forse perduto, in cui i valori guidano le vite dei protagonisti e rappresentano una grande eredità morale per le giovani generazioni.

Tra i libri che mi regalerei c’è Sciasciario dialettale 67 parole dalle Parrocchie, Franco Cesati editore, del compianto professore di Linguistica, Roberto Sottile, prematuramente scomparso lo scorso agosto. Si tratta di un focus sulla lingua di Sciascia, con specifico riguardo al lessico dialettale. Lo studioso, insieme ad un gruppo di studenti, spoglia le opere di Leonardo Sciascia e tratta  una “lista di parole” riguardante gli “autoctonismi”, ovvero le voci dialettali sciasciane, quelle parole “autenticamente” dialettali, uniche e pregnanti. Un  percorso storico e sociale che va letto in relazione con quel mondo socio-culturale che usava ed usa quelle parole. Un mondo perduto, un’eredità ritrovata, grazie alla lingua di Leonardo Sciascia e alla genialità sensibile di Roberto Sottile. (Mirella Mascellino, qui tutti i suoi articoli)

Castronuovo e Fusini

castronuovo
Dimmi che regalo fai e ti dirò chi sei! recita l’adagio (forse pubblicitario).E allora per questo Natale il regalo più azzeccato (e rivelatore) sarà il Dizionario del bibliomanedi Antonio Castronuovo (Sellerio, 2021). C’è un rischio però: il ricevente potrebbe facilmente trasformarsi in un inflessibile “biblio-patalogo” e azzardare una cura. Ma pagina dopo pagina, capirà ben presto che il lazzaretto dei morbi librari è troppo affollato per riuscire a districarsi. E, se non si contagia lui stesso, una cosa di certo potrebbe imparare: di fronte a scaffali interi di volumi intonsi eviterà di chiedere «Ma li hai letti tutti?»
cosìpotrebbe anche capire il desiderio di ricevere l’ennesimo libro di/su Virginia Woolf: nello specifico Un anno con Virginia Woolfa cura di Nadia Fusini (Neri Pozza, 2021). L’idea è quella di un breviario da sfogliare ogni giorno, ogni ora, al bisogno.  E farsi accompagnare per un anno intero dalla voce di leiVirginia appunto, quella di una mente libera e coraggiosa. «E se spesso le capitava, come le capitò, di finire in vicoli ciechi» scrive Fusini «erano strade che cercava – molte delle quali ha lasciato aperte per noi». (Maria Chiara Mazzariol, qui tutti i suoi articoli)

Petrignani e Forgione

petrignani

L’anno scorso speravo di ricevere Lessico femminile (Laterza) di Sandra Petrignani (e, chissà per quale congiunzione astrale, così è stato!); quest’anno vorrei che sotto l’albero ci fosse una copia del suo ultimo libro: Leggere gli uomini (Laterza), una sorta di rassegna delle migliori pagine scritte dai più grandi autori della letteratura mondiale. Dal canto mio, penso che regalerò Il nostro meglio (La Nave di Teseo) di Alessio Forgione, un romanzo sull’amore e la perdita che ha saputo tenermi per mano durante il periodo più doloroso e buio dell’anno appena passato. Ne Il nostro meglio è racchiuso tutto quello che cerco nella letteratura: la vita che non credevi di poter raccontare, la giovinezza rabbiosa e taciturna e lo spaesamento di un giorno in cui il mondo – per come lo conoscevi – sparisce di colpo. Commovente. (Rebecca Molea, qui tutti i suoi articoli)

Oriani e Starnone

Il mio consiglio di lettura natalizia riguarda un libro di un autore molto importante della letteratura italiana ma, purtroppo, dimenticato dal canone letterario e del tutto assente nelle antologie scolastiche. Si tratta di Alfredo Oriani, autore di Gelosia (1894), un romanzo pubblicato dalla casa Divergenze, a cura di Alessandro Gaudio (2021). Oriani è ricco di qualità e virtù che pur mancano, se si eccettuano le opere di Verga, a tutti i romanzi che sorgevano allora in Italia. Oriani rivela una sorta di Verismo ammalato di coscienza inquieta, scontento, che aspira a qualcos’altro.
Il libro che, invece, vorrei trovare sotto il mio albero è Lacci di Domenico Starnone (Einaudi) (Antonina Nocera, qui tutti i suoi articoli)

Aciman e Rampini

Aciman

Sotto lo sfarfallio delle luci natalizie mi piacerebbe trovare il libro Chiamami col tuo nome (Guanda) di Andre Aciman, perché ho letto l’opera Cercami (qui l’articolo) rimanendo affascinato dalla dolcezza della storia e di come possa insegnarci che la vita sia in grado di riservare delle sorprese a qualunque età. Dal momento che Cercami, altro non è se non il sequel di Chiamami con il mio nome, desidererei scoprire gli antefatti che hanno portato allo sviluppo di quella trama. 

Al contrario, mi piacerebbe regalare il saggio Fermare Pechino (Mondadori) di Federico Rampini, poiché considero questo giornalista uno dei pochi in grado di conservare uno spirito critico e obiettivo sulle grandi questioni che interessano il nostro tempo. (Alessandro Orofino, qui tutti i suoi articoli)

Ishiguro, Fiorello e Schätzing

Come ogni anno arrivano le Festività natalizie: significano tante cose, soprattutto pace con sé stessi se, tra un cenone e l’altro, si trova il tempo di prendersi un po’ cura dell’anima.
Una cura religiosa che quindi – che si sia credenti o meno – ha a che fare con quella parte di infinito presente dentro ciascuno di noi che chiede d’essere nutrita e coltivata.
I libri non sono solo campi seminati a parole, ma anche zappe. Aiutano a raccogliere ma, prima di tutto a piantare.
Due libri diametralmente opposti, nello stile, vi chiederei di farvi regalare, perché – esattamente come il Natale – passano dalla carne e vestono la notte di senso.
Uno è Un pallido orizzonte di colline di Kazuo Ishiguro (edito da Einaudi), per chi pensa che raccogliere un senso significhi aver sempre qualcuno che ti spieghi tutto. E invece no. Il senso va intercettato, custodito nel cuore attraverso turbamenti che, messi insieme come frammenti, spingono l’immaginazione a diventare la vera lettrice di questo libro. L’altro è Picciridda, di Catena Fiorello (edito da Giunti), dove invece viene spiegato tutto, proprio tutto, e avresti voluto che non fosse così. Due stili diversi ma ugualmente avvincenti. Libri analoghi seppur profondamente diversi, convergenti, più simili di quanto – ahimè – non sembri. Se li si legge come si deve, lasciano nel cuore proprio quel fieno di sensazioni su cui si desidera davvero che nasca un Salvatore.
E se proprio volete farmi un regalo, quest’anno mi piacerebbe tanto leggere l’ultimo romanzo di Frank Schätzing, La tirannia della farfalla (Nord). Scrittore geniale, con una fantasia inusitata e mai prevedibile! Sono proprio curioso di sapere che cosa mi regalerà questa volta! E voi no? Buon Natale! (Nuccio Puglisi, qui tutti i suoi articoli)

Weil e Giménez Bartelett

Weil

Nel clima di attesa che precede questo Natale, che ci trova tutti ancora sospesi in un’atmosfera di incertezza fra il desiderio prepotente di un ritorno ad un vita normale e la voglia di rimanere ancora un po’ rannicchiati fra le poche sicurezze che siamo faticosamente riusciti a costruire, io vorrei che qualcuno rimescolasse le mie carte regalandomi L’ombra e la grazia dell’immensa Simone Weil (edito da Bompiani). Amore e dolore, sofferenza e speranza, si intrecciano nella vita di ciascuno di noi in modi misteriosi, e di questo enigma esistenziale e spirituale si nutre la scrittura della Weil, che tocca vette di illuminata sapienza, attraverso una ricerca della Verità in cui non c’è posto per il compromesso.

Dove nessuno ti troverà di Alicia Giménez Bartelett (edito da Sellerio), è un libro che regalerei, ma non a chiunque, perché leggendo questo romanzo, ispirato ad una storia vera che si dipana negli anni della feroce dittatura franchista, si è costretti a mettere in discussione le proprie categorie interpretative della realtà. Occorre essere pronti a calarsi nei meandri più oscuri dell’animo umano, correndo il rischio di rimanere intrappolati nel nostro labirinto emotivo. Chi riesce ad emergere da questo orizzonte di ineluttabile desolazione con la consapevolezza che la vita sia un incomparabile intreccio di lacrime e sorrisi strappati ad un destino spesso incomprensibile, riuscirà a guardare a se stesso e all’altro che gli sta accanto con occhi nuovi, purificati dall’acqua di un’autentica innocenza. (Laura Randazzo, qui tutti i suoi articoli)

Maraini ed Emezi

Il libro che quest’anno vorrei trovare sotto l’albero di Natale è Romanzi e raccontiDacia Maraini, pubblicato da Mondadori e curato da Paolo di Paolo ed Eugenio Murrali. Un Meridiano che ripercorre le tappe fondamentali della straordinaria carriera di una delle scrittrici che più apprezzo e che non mi stanco mai di leggere. Il romanzo che, invece, avrò modo e voglia di regalare è La morte di Vivek di Akwaeke Emezi (Il Saggiatore), una delle letture più belle di quest’anno letterario che volge quasi al termine: ambientato in Nigeria, racconta la voglia di vivere in libertà la propria diversità, senza sentire l’oppressione di idee e credenze religiose o sociali che non accettano tale diversità. (Arcangela Saverino, qui tutti i suoi articoli)

Maugeri e Levantino

Regalare o farsi regalare, poco importa: quel che conta è che questi due lavori circolino, diventino oggetto di confronto e di discussione e si facciano, così, conoscere ed apprezzare. Due autori siciliani che sanno affrontare con grande efficacia temi universali come il rapporto uomo-natura e quello, ben più circoscritto ma altrettanto complicato, uomo-quartiere. Sembrano agire in terreni del tutto diversi, Massimo Maugeri e Dario Levantino, eppure quella loro capacità di scandagliare drammi personali e familiari li lega e li accomuna. Per questo, mi piace mettere insieme Rosario, Anna, Marco e Paola, senza dimenticare Jonathan e, ovviamente, lei, la Montagna, con la emme sempre maiuscola. Un’unica proposta, dunque, anche se i libri sono due: Il sangue della Montagna, quello di Massimo Maugeri (La nave di Teseo) e La violenza del mio amore di Dario Levantino (Fazi editore). A voi il compito di trovare i tanti punti in comune. (Camillo Scaduto, qui tutti i suoi articoli)

Collodi e Grasso

Un desiderio che presto esaudirò, ricevendolo in regalo o procurandolo da me, è leggere il Pinocchio originale non edulcorato di Carlo Collodi, pubblicato dalla casa editrice Il Palindromo: un mito dell’Italia, conosciuto a ogni angolo del mondo, in principio non era una favola, non era un testo consolatorio, non aveva lieto fine. Pane per i miei denti. Regalerò La domenica vestivi di rosso (Marsilio), romanzo colto, esplosivo e poetico come tutti quelli della siciliana Silvana Grasso, forse l’unica vera erede della più bella letteratura isolana del Novecento. La lingua è sontuosa, la protagonista, Nerina, è una lolita combattente, inquieta, sfrontata, dalla vita piena. (Micol Treves, qui tutti i suoi articoli)

Kerouac e Ossendowski

Ha messo le ali ai piedi a più di una generazione, invitando ad una iniziazione collettiva a base di pollice teso e vento sul viso. On the Road (Sulla strada) di Jack Kerouac è il libro (pubblicato da Mondadori) che regalerei per questo Natale. Un Natale che, dopo due anni di isolante follia, ci rimette – almeno idealmente – sulla strada. Difficile oggi immaginare l’autostop come punto di partenza del viaggio. Eppure quel libro indica una strada, non quella che conosciamo. Ma l’altra. Quella che temiamo perché potremmo ritrovarci a fare i conti con noi stessi. O meglio con le parti più vere di noi, le nostre follie.
Il libro che vorrei ricevere in regalo è Bestie, uomini e dei di Ferdinand A. Ossendowski, pubblicato da Cerchio della Luna. Vorrei anch’io unirmi al gruppo di polacchi e russi bianchi che si ritrovarono a fuggire dalla Siberia per scappare al comunismo. Il viaggio tra il Regno di Sottoterra e il Re del Mondo mi affascina sempre. E ad oggi è uno di quei classici di cui ho, tra indolenza e piacere dell’attesa, rinviato l’acquisto e la lettura. (Giovanni Villino, qui tutti i suoi articoli)

Jackson e Kauffman

Questo Natale regalerò La meridiana (Adelphi) di Shirley Jackson, il romanzo (qui l’articolo) non più inedito della scrittrice statunitense abile nel muoversi fra la durezza e la meschinità umana, che riesce a collegare e coniugare mondi paralleli e sondare la parte più recondita dell’animo umano che esce allo scoperto solo quando ha davvero paura. In questo romanzo il personaggio di Fancy, poco più che una bambina, è il più enigmatico e il più sincero. È attraverso lo sguardo di questa bambina che diverse dimensioni in cui gli adulti sono costretti a muoversi e delle quali spesso non capiscono i connotati, si sovrappongono, si celano dietro una coltre di nebbia e rilanciano all’essere umano la scelta finale: rimediare ai propri errori o salvare le apparenze? Con questo regalo si preannuncia un Natale da brividi.

Vorrei che mi regalassero l’ultimo romanzo di Rebecca Kauffman, La casa di Fripp Island, pubblicata da Sur e tradotta da Alice Casarini. La trama di questo romanzo ha diversi punti in comune con il precedente libro, uscito in Italia, La casa dei Gunner, i confini di un’abitazione in cui convergono in questo caso due famiglie e nel precedente cinque amici, dentro ai quali le persone si sentono autorizzate a liberarsi di segreti sepolti ormai anni fa. In questo caso la casa di Fripp Island si trova su un’isola collegata alla terraferma da un ponte, sono certa che l’autrice torni a riflettere sulla solitudine scelta dai suoi personaggi, sul senso di appartenenza che solo gli adolescenti conoscono a pieno, la sua capacità di raccontare le cose perdute e quelle che ancora oggi vale la pena recuperare, è una corsa a perdifiato la scrittura di Rebecca Kauffman in cui, in fondo, l’unica cosa che conta, per i suoi personaggi, è capire dove si interrompe il legame che tiene unite vita e morte e come questo rivoluzioni sempre i rapporti interpersonali. (Paola Zoppi, qui tutti i suoi articoli)

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